
Pesca 2.0, un documentario che narra di tradizioni in un linguaggio moderno
A due anni dal primo ciak per le riprese di Pesca 2.0 mi sono ritrovato davanti una tazza di caffè con un amico per confrontarci sul lavoro svolto.
Abbiamo approfittato del tempo passato insieme per analizzare il documentario con una lucidità che solo lo scorrere del tempo poteva darci, non essendo più concentrati in maniera professionale e tecnica.
Riporto uno stralcio dell’intervista che mi ha fatto Ruggero.
R: Stefano, mi dicevi spesso che per te Pesca 2.0 rappresentava qualcosa che andava oltre il fare un semplice documentario. Perché?
S: Personalmente non mi sono mai occupato di pesca, ma è un mondo che io sento molto vicino sia per tradizione familiare che per il legame indissolubile che questa pratica ha con la mia terra. Quindi ho cercato di omaggiarla come meglio potevo attraverso un’arte che sento più mia, ovvero quella delle immagini e della comunicazione.
R: Pesca 2.0 è stato un progetto che ti ha coinvolto molto anche emotivamente. Come mai ci hai sempre tenuto così tanto?
S: Qui in laguna un tempo la pesca era un’attività primaria di sostentamento. I vecchi della zona ti raccontano con orgoglio che si alzavano alle 5 di mattina e prima della scuola andavano a pescare il cibo per la giornata.
Ora si è trasformata in una passione, ma ciò non toglie che i saperi di questa pratica continuino ad essere tramandati di generazione in generazione.
Il mio intento è proprio quello di contribuire a raccontare alle generazioni future l’affascinante mondo della pesca. Voglio mostrare ai nostri nipoti le loro radici, far scoprire ai turisti una Venezia differente, far conoscere ai pendolari altri aspetti della quotidianità della vita lagunare ed emozionare gli appassionati di storie, perché questo documentario ne contiene molte.
R: Come mai la scelta di narrare qualcosa di tradizionale in maniera così contemporanea?
S: Un mondo così complesso e articolato secondo me non poteva essere raccontato con un format classico. Ho pensato così, considerando anche il fatto che i nuovi sistemi di comunicazione prevedono codici sempre più veloci, di creare qualcosa di interattivo creando un progetto composto da molti brevi video dove ognuno dei quali racconta una storia sotto diversi punti di vista, lasciando lo spettatore libero di scegliere il suo personale percorso visivo.
R: Quindi secondo te che utilizzo può essere fatto ad oggi di tutto questo materiale?
S: Partendo dal fatto che credo che avere delle radici profonde e conoscere la propria storia sia qualcosa di molto importante, ho pensato sin dall’inizio che dovesse essere a disposizione di tutti in un canale YouTube. In questo modo Pesca 2.0 può essere utilizzato sia a fini didattici nelle scuole sia individualmente guardando i video dal proprio smartphone sia come divulgazione a scopi turistici.
L’immagine che mi piacerebbe vedere è quella di un bambino o di un ragazzo che mostra questi video con i propri smartphone ai nonni.